Fonte: AIS Veneto
Il nome Lambrusco racconta l’origine di questo vitigno dalla vite selvatica, la “labrusca”, già conosciuta nell’età del bronzo, come testimoniano i ritrovamenti di foglie fossili.
Un vino di successo che rispecchia a pieno la popolarità in loco, dove gli affezionati si dividono tra estimatori del più fine Sorbara, del più intenso Grasparossa o ancora del Salamino o del Maestri, della tipologia dolce o di quella secca, del profumo di viola o dei sentori di frutti di bosco maturi.
Quali che siano le preferenze personali, il Lambrusco si riconosce fin dal primo sorso: la sua freschezza, le sue bollicine e i suoi profumi di frutta rossa non lasciano dubbi.
L’Emilia Romagna è patria di pecore nere o mosche bianche, da Peppone e don Camillo ai Peruzzi del romanzo Canale Mussolini.
Abbiamo scoperto che è così anche nei vini, ecco perché la delegazione AIS di Verona organizza una serata di lambruschi insoliti, originali, bastian contrari che non seguono il cliché del vinello facile, da bere entro l’anno, ma longevi, che ricercano invece equilibri da raggiungere con l’età.
Forse vini eretici, o forse vini che ritornano dal passato, bisavoli, teste calde, però sempre diretti e generosi, come unica vera regola senza eccezioni di questa grande regione.